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Cefalonia: a proposito del presunto referendum alla Divisione Acqui [ di Giancarlo Groff ]

Riprendendo il tema del referendum che si "sarebbe" tenuto fra i militari della Divisione Acqui, pubblichiamo il testo di una lettera che ci è stata inviata dal Sig. Giancarlo Groff.

Egregio direttore,

Le chiedo ospitalità poichè ho notato in questi giorni un riaccendersi della polemica relativa alla note vicende legate ai fatti di Cefalonia. Nella fattispecie si è riacceso il dibattito sul cosi detto referendum che sarebbe stato indetto per ottenere dalla truppa la chiara indicazione sulla volontà di battersi contro i tedeschi.
Mi permetto di scriverle perchè seguo questi fatti da almeno trent'anni, in parte per la mia passione verso la storia, in parte perchè due miei parenti hanno fatto parte della "Acqui". Uno di essi, il cugino di mio padre, Vito Goller (44a sez. Sanità) , ha terminato la sua giovane esistenza davanti alle rocce di Frankata (Medaglia d'Argento al Valor Militare), l'altro ­ mio zio Gabardi Cestari Luigi (17° Fanteria), ­ scampato ai combattimenti e riconosciuto come abitante delle zone dell'Alpenvorland, verrà aggregato come conducente muli a reparti tedeschi e tornerà a casa nel maggio 1945. Posso dire che questa esperienza segnerà il resto della sua vita.
Su questa vicenda ho potuto visionare centinaia di documenti, articoli e la mia biblioteca è dotata di decine di volumi dedicati all'argomento.
Personalmente ho incontrato parecchi reduci della sfortunata Divisione.
Mio zio non raccontava mai quello che aveva dovuto sopportare durante il periodo della sua chiamata alle armi. Quel poco che raccontava, anche in base alle testimonianze di sua sorella (mia madre) era per smentire recisamente la notizia divulgata sul presunto referendum tra le truppe.
Va precisato che mio zio apparteneva alla Compagnia Comando Reggimentale del 17° Fanteria e presumo che, se qualche iniziativa referendaria fosse nata, ne avrebbe avuto sentore proprio in virtù della sua appartenenza al reparto di Comando del Reggimento.
Nei miei numerosi incontri con parecchi reduci della Acqui, mai nessuno ha confermato di essere stato interpellato secondo le modalità che ci sono state propinate nel corso degli anni dalla storiografia ufficiale.
Probabilmente da parte di qualche ufficiale subalterno ci sarà anche stato un tentativo di conoscere le vere intenzioni della truppa, anche alla luce del clima certamente non tranquillo che in quei giorni serpeggiava nell'isola.
A mio modesto giudizio bisognerebbe anche considerare la struttura assolutamente verticistica che contraddistingue ogni forza armata e che esclude, in linea di principio, ogni forma di partecipazione alle decisioni da parte del personale subalterno.
Bisogna inoltre non dimenticare il particolare periodo storico che certamente non può definirsi democratico e il trattamento che gli ufficiali riservavano ai militari di truppa. A questo proposito non va sottaciuto il clima di guerra guerreggiata imposto dai Comandi, la sospensione delle licenze per la stragrande maggioranza della truppa, le differenti condizioni di vita tra ufficiali e subordinati, le condizioni sanitarie (vedi le Compagnie malarici), le frequenti punizioni anche per minime infrazioni.
Sul trattamento riservato alla truppa nelle nostre forze armate (forse il peggiore degli eserciti dell'epoca) si possono consultare le numerose sentenze dei tribunali militari e la copiosa bibliografia esistente (Forcella, Monticone e altri). Ciò è ampiamente confermato anche per la "Acqui" anche da scrittori apertamente schierati come Rochat.
In questo contesto è francamente impensabile che ci possa essere stata un'iniziativa a carattere generale come quella referendaria che ci viene proposta come la molla scatenante della resistenza.
A maggior ragione se si considera lo stato di guerra con la sospensione anche delle minime garanzie garantite al personale militare durante il periodo di pace.
A questo punto, nel ringraziarla per l'ospitalità che mi ha concesso, credo bisognerebbe rendersi conto, una volta per tutte, dell'enorme sproposito che si sta cercando di legittimare e ristabilire tutte le verità che sono ancora (semi) nascoste nella vicenda della Divisione Acqui. Per rispetto di quanti hanno avuto la vita segnata da questi eventi.

Cordiali saluti
Giancarlo Groff


Si ringrazia il Sig. Giancarlo Groff per l'invio ed il permesso alla pubblicazione di questa lettera.
Documento inserito il: 31/12/2014
  • TAG: cefalonia, seconda guerra mondiale, armistizio, 8 settembre 1943, divisione acqui, referendum, generale gandin, casa rossa, fucilazione ufficiali

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