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Operazione Attila. L'autoaffondamento della flotta francese a Tolone.

di Ermanno Martino

Nella notte tra il 7 e l'8 novembre 1942, una ridda di notizie trasmesse dalla Marine Nationale, mette in crisi sia dal punto di vista delle comunicazioni, sia da quello politico diplomatico, il governo del maresciallo Pétain. Algeri, Orano, Casablanca e Rabat sono vittime di attacchi esterni o di pronunciamenti interni: l'operazione TORCH ha avuto inizio.
Col nome di TORCH (Fiaccola) gli Anglo-Americani hanno codificato una serie di operazioni anfibie - le cui direttive sono state approvate dal comitato dei Capi di Stato Maggiore alleati già nel luglio 1942 - che, sotto l'aspetto strategico, si propongono questi scopi: stabilire una serie di teste di ponte dal Marocco francese alla Tunisia; rapido e vigoroso sviluppo di queste teste di ponte per ottenere il completo controllo dell'Africa settentrionale; annientamento delle residue forze dell'Asse in territorio africano e contemporanea intensificazione delle operazioni aero-navali contro l'Europa.
Gli attacchi alleati, escluso quello contro Algeri che si risolve in una semplice scaramuccia (20 Francesi uccisi), incontrano, a Casablanca come ad Orano, una seria resistenza da parte della Marine Nationale. A Casablanca, dal 7 all'11 novembre, si sviluppano una serie di aspri combattimenti che portano alla perdita dell'incrociatore leggero PRIMAGUET, del cacciatorpediniere MILAN, delle torpediniere BOULONNAIS, FOUGEUX, BRESTOIS e FRONDEUR, e dei sommergibili SIDI FERROUCH, AMPHITRITE, OREADE, LA SYBILLE e LA PSYCHE. Finalmente, alle 07.00 h dell'11 novembre, l'ammiraglio Michelier, comandante francese di Casablanca, dà il segnale di resa. Istruzioni segrete pervenutegli dall'ammiraglio Darlan, (secondo del maresciallo Pétain nel governo di Vichy) gli hanno ingiunto di cessare il fuoco.
Ad Orano i combattimenti si sviluppano dall'8 al 10 novembre, quantunque non raggiungano l'intensità di quelli di Casablanca. I Francesi, tuttavia, debbono lamentare la perdita di 500 uomini e di parecchie navi affondate, rese inutilizzabili, oppure autoaffondate nel porto (cacciatorpediniere EPERVIER, torpediniera TRAMONTANE, TORNADE e TYPHON, sommergibili ACTEON, ARIANE, DANAE, ARGONAUTE e DIANE).
Nel contempo, il 10 novembre, avuta la segreta approvazione del maresciallo Pétain, l'ammiraglio Darlan si accorda formalmente ad Algeri con il generale Eisenhower e con l'ammiraglio Cunningham. In virtù di questo patto - ratificato da Churchill e da Roosevelt il 15 novembre successivo - egli diviene capo del governo civile in Africa settentrionale, mentre il generale Giraud - rocambolescamente evaso da una prigione tedesca e trasportato da un sommergibile americano a Gibilterra - é nominato capo delle Forze Armate francesi in Africa settentrionale.
Darlan, il tanto discusso Darlan, è riuscito a scavalcarlo: Giraud rimpiange amaramente l'inopportuno shopping di Gibilterra, mentre gli aerei alleati erano già in volo per Algeri ed i capi francesi di stanza nella città discutevano animatamente sull'accettabilità o meno della resa. Ma Darlan è la chiave di volta di tutto: la Flotta francese, in Africa come in Europa, gli è legata anima e corpo. E forse gli Alleati nemmeno tanto malvolentieri scavalcano Giraud, per assicurarsi l'appoggio dell'ammiraglio. Allo spirito salace di Churchill si fa credito di una battuta, invero poco diplomatica, ma piuttosto indicativa al riguardo: "Kiss Darlan's stern, if you have to, but get the French fleet" (Baciate, se necessario, il sedere a Darlan, ma guadagnateci la Flotta francese).


CONTROMISURE DELL'ASSE

Già dall'agosto precedente, l'Asse é venuta a conoscenza d'una serie di grandi preparativi preludenti a una grande operazione anfibia. Nel settembre 1942, i membri delle Commissioni armistiziali italo-tedesche si sono riuniti a Venezia con gli ufficiali dei rispettivi servizi informativi. E' stato deciso di non mettere in atto nessuna misura che possa indisporre i Francesi (i Tedeschi, contrariamente agli Italiani, erano certi che i Francesi avrebbero resistito ad ogni tentativo anglo-americano contro i loro possedimenti africani), anche se si inizia lo studio delle contromisure più opportune.
Il 6 novembre, Supermarina è certo che il grande convoglio entrato nel Mediterraneo due giorni prima non rappresenta il solito tentativo di rifornire Malta, ma è piuttosto l'avvisaglia di una grande operazione anfibia in procinto di interessare le coste dell'Africa settentrionale. Le precauzioni italiane, tuttavia, per l'ormai critica penuria di combustibile e per la netta inferiorità aerea, sono più velleitarie che reali: le navi da battaglia LITTORIO, VITTORIO VENETO e ROMA sono spostate a La Spezia, mentre il 7 novembre il nuovissimo incrociatore leggero ATTLIO REGOLO esegue operazioni di minamento nel canale di Sicilia (al suo rientro, l'unità italiana sarà silurata dal sommergibile britannico UNRUFFLED, ma sebbene con la prora completamente asportata, riuscirà egualmente a raggiungere Palermo).
Hitler e MUssolini, di mutuo accordo, decidono però di correre ai ripari. L'11 novembre i Tedeschi violano la zona libera di Tolone, mentre gli Italiani occupano Nizza e sbarcano in Corsica. Due giorni prima, intanto, nove distaccamenti aviotrasportati tedeschi hanno già occupato l'aeroporto di El-Aouina in Tunisia. Il 13, truppe italo-tedesche entrano nella regione, costringendo le truppe del generale Barré a ritirarsi. L'Asse, almeno in Tunisia, ha vinto la gara contro il tempo.


IL SACRIFICIO DI TOLONE

Nel 1940, dopo l'attacco britannico a Mers el Kebir, la maggior parte delle unità francesi s'é concentrata a Tolone. In questa grande base navale, fondata nel 1589 da Enrico IV, è così riunita la miglior parte della Marine Nationale secondo questa suddivisione:
Force d'Haute Mer (ammiraglio de Laborde) - nave da battaglia STRASBOURG, 5 incrociatori (ALGERIE, DUPLEIX, COLBERT, MARSEILLAISE e JEAN DE VIENNE), 10 cacciatorpediniere e 3 torpediniere.
Gruppo Armato (viceammiraglio Marquis, prefetto marittimo) - nave da battaglia PROVENCE, nave appoggio idrovolanti COMMANDANT TESTE, 10 torpediniere e 8 sommergibili.
Navi sotto vincolo armistiziale - nave da battaglia DUNKERQUE, 2 incrociatori (FOCH e LA GALISSONIERE), 6 torpediniere e 10 sommergibili.
Ovviamente, la successione degli avvenimenti d'Africa ha parecchio messo a rumore gli ambienti della Marine Nationale. Mers el Kebir, Dakar, Diego Suarez e la Siria sono ancora ben presenti nell'animo degli Stati Maggiori e degli equipaggi. L'inizio dell'invasione tedesca della zona libera ha il potere di esasperare gli animi e solo l'autorità degli ufficiali può portare ad una parvenza di calma e di ordine tra gli uomini ormai eccitati da una ridda di notizie confuse e contraddittorie.
Il governo del vecchio maresciallo Pétain non ha più molta voce in capitolo: i veri padroni della Francia sono i Tedeschi. La Flotta di Tolone, dal canto proprio, non è politicamente in grado di decidere in maniera autonoma. Essa non può prepararsi a raggiungere l'Africa, secondo gli ordini impartiti da Darlan dopo il suo accordo con Cunningham e Eisenhower, perché, almeno dal punto di vista ufficiale, il governo di Vichy tiene fede ai patti sottoscritti con la Germania.
L'11 novembre ha luogo un incontro tra il capitano di vascello von Rault-Frappart e gli ammiragli de Laborde e Marquis. Viene deciso di creare un campo trincerato attorno a Tolone e di affidarne la difesa alle forze francesi; in cambio, i Francesi si impegneranno sull'onore a non usare le navi contro l'Asse e a difendere la città contro gli Anglo-Americani. Gli ammiragli francesi, giudicando la soluzione conforme agli ordini in loro possesso, accettano.
Lo stesso 11 novembre, tuttavia, un segreto telegramma del Segretario di Stato alla Marina, contrammiraglio Auphan, informa gli ammiragli comandanti della piazza di Tolone, che le istruzioni segrete date dall'ammiraglio Darlan nel giugno del 1940, sono ancora vigenti. Queste istruzioni, infatti, contemplano il sabotaggio delle navi, una volta che nemici od ex alleati tentino di impadronirsene. In nessun caso, insomma, le navi debbono cadere in mano straniera.
Il 15 novembre, ovvero il giorno dopo aver messo in atto tutte le misure necessarie per il sabotaggio, il comandante della Force d'Haute Mer, ammiraglio de Laborde, si reca a Vichy per consultazioni. Viene ricevuto dal contrammiraglio Auphan, che il giorno medesimo è stato sostituito nel proprio incarico dall'ammiraglio Abrial, da Laval e da Pétain, ma non ne trae gran giovamento. La situazione precipita sempre di più: i Tedeschi esigono l'allontanamento dei soldati francesi dal campo principale, entro il cui perimetro avevano già cominciato ad affluire e, due giorni dopo, impongono anche l'allontanamento di tutte le formazioni aeree francesi della zona.
Il giorno 23, il nuovo Segretario di Stato alla Marina, ammiraglio Abrial, giunge a Tolone ma la sua visita non porta nulla di nuovo. Le istruzioni che lascia sono quelle relative al sabotaggio delle navi in caso di qualsivoglia tentativo di impadronirsene e, per quanto concerne la difesa marittima, di operare di concerto con le forze dell'Asse.
Ormai, però, i Tedeschi hanno deciso: le navi di Tolone devono cadere nelle loro mani. Già del 10 dicembre 1940 esiste la segretissima direttiva n° 19 - della quale anche gli Italiani ignorano l'esistenza - che prescrive come, in caso si verifichino sollevazioni nell'Africa francese, i territori metropolitani francesi debbano, nella loro totalità, essere occupati. Anche la flotta dev'essere immobilizzata mediante un'azione combinata tra la Kriegsmarine e la Luftwaffe. E' l'operazione ATTILA.
Le prime fasi di questo piano hanno già avuto luogo quando i primi distaccamenti motorizzati germanici hanno forzato, con l'appoggio dell'aviazione, la linea di demarcazione, occupato le valli del Rodano e della Garonna fino al Mediterraneo. Malgrado questi allarmanti segni, i Francesi sperano ancora di procrastinare gli eventi che, invece, hanno assunto un inarrestabile ritmo di marcia. Il 19 novembre, Hitler da ordine di passare al secondo punto del piano ATTILA, ovvero al piano Anton, che si ripropone di impadronirsi di Tolone e delle navi quivi alla fonda.
L'operazione finale è affidata al I Corpo corazzato SS (Obergruppenfuhrer Hausser) che tra le proprie fila annovera anche una cinquantina di marinai. Altri 4.500 marinai devono seguire la prima ondata, ma essi giungeranno a Tolone solo a cose fatte, mentre la loro presenza, specie allo scopo di salvare qualche nave, avrebbe potuto rivelarsi preziosa.
Il piano operativo germanico prevede di invadere simultaneamente Tolone. Una colonna corazzata, proveniente da est, è incaricata di occupare il forte Lamalgue e l'arsenale di Mourillon; un'altra colonna corazzata proveniente da ovest, deve penetrare nell'arsenale principale e impadronirsi delle fortificazione della penisola di Cepet che dominano l'uscita della rada. Sul piano diplomatico, una nota deve pervenire alle 04.30 h - quando già si spera che i soldati tedeschi siano a bordo delle navi francesi - alla residenza del presidente Laval a Vichy.
La sorpresa è totale - le strade che conducono a Tolone sono sorvegliate solo da qualche distaccamento di gendarmi messo facilmente a tacere - quando i Tedeschi, alle 04.25 h, occupano il forte di Lamalgue. Essi, tuttavia, non riescono ad impadronirsi subito del centro trasmissioni, e allora il contrammiraglio Robin ed il capitano di corvetta Le Nabec riescono a dare l'allarme. L'ammiraglio de Laborde è quasi incredulo, specie dopo le trattative dell'11 novembre, ma tuttavia ordina alle sue navi di accendere i fuochi e di prendere le disposizioni necessarie per il sabotaggio.
Nel frattempo, i Tedeschi dilagano: alle 05.20 l'arsenale di Mourillon é invaso e cinque minuti più tardi, i panzer forzano la porta Castigneau dell'arsenale principale. Dalla STRASBOURG, allora, parte in chiaro l'ordine fatale: "Sabotarsi!".
I carri tedeschi corrono vanamente nell'incerta luce dell'alba: il dramma si compie. L'unica azione a fuoco avviene quando un colpo da 88 mm sparato da un carro tedesco perfora una torre da 130/45 mm della STRASBOURG, uccidendo un ufficiale e ferendo i serventi. Le mitragliere di bordo rispondono ma viene subito dato l'ordine di cessare il fuoco.
Le navi francesi, ad una ad una, saltano in aria. Solo quattro sommergibili riescono ad uscire dal porto, la cui entrata è stata in precedenza minata dalla Luftwaffe: l'IRIS, che sarà internato a Cartagena, il GLORIEUX, il MARSOUIN ed il CASABIANCA che raggiungeranno Algeri.
Il dramma é ormai all'epilogo ed il sibillino messaggio che Pétain invia a de Laborde:"Apprendo ora che la vostra nave sta affondando. Vi ordino di lasciarla senza indugio!" non é che il suo suggello. Le belle navi, vanto della Francia, non sono che dei rottami brucianti: il MARSAILLEISE, sbandato di 30 gradi, arderà fino al 3 dicembre, l'ALGERIE, addirittura fino al 6.
Ma l'odissea di queste navi non finisce il 27 novembre 1942. Nell'agosto di due anni dopo, nel quadro dell'attacco alleato alla Provenza, la STRASBOURG, i cui inutilizzabili pezzi da 330/52 mm paiono agli aviatori puntati nella direzione della flotta da sbarco, verrà crivellata, relitto inutile, da un'altra maramaldesca gragnuola di bombe.


Articolo tratto dalla rivista Interconair Aviazione e Marina.


Nell'immagine le navi francesi autoaffondatesi a Tolone per non cadere in mano ai tedeschi.
Documento inserito il: 12/08/2017
  • TAG: operazione attila, seconda guerra mondiale, autoaffondamento, tolone, marine nationale

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