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La Città di Acqui non è degna di ricordare l'omonima Divisione [ di Massimo Filippini ]

La città di Acqui ha confermato con un articolo apparso circa un anno fa sul settimanale locale L'ANCORA (http://www.lancora.eu/?q=node/6794) di essere immeritevole di dare il proprio nome all' omonima divisione.
Lo dico e lo confermo nella mia qualità di Orfano di un Ufficiale trucidato dai tedeschi a Cefalonia.
In esso si parla infatti di ECCIDIO senza specificazioni ulteriori sì da ingenerare nel lettore l'idea di uno sterminio TOTALE mentre come è stato accertato - DA ME PER PRIMO - si ebbe PURTROPPO la FUCILAZIONE DEGLI UFFICIALI che furono gettati allo sbaraglio con i loro uomini dall'infame ORDINE DI RESISTERE inviato dal governo Badoglio il 13 settembre 1943 che COSTRINSE il gen Gamdin ad aprire le ostilità contro l'ancora alleato tedesco MALGRADO si apprestasse ad eseguire L'ORDINE RICEVUTO IN PRECEDENZA -il 9 settembre- dal COMANDO DELL'11a ARMATA DI ATENE - da cui dipendeva la la Div. 'Acqui'- che prescriveva DI CEDERE LE ARMI PESANTI AGLI STESSI STANTE L'EVIDENTE IMPOSSIBILITA' DI UNA QUALSIASI RESISTENZA.
Si noti che a tale ordine si conformarono TUTTE le nostre divisioni presenti in Grecia eccettuata la 'Pinerolo' il cui comandante ebbe l'infelice idea di accordarsi con i Partigiani Comunisti greci dell'ELAS (Esercito di Liberazione Greco) dai quali la stessa venne privata delle armi e costretta ad una crudele prigionia con migliaia di morti di cui NESSUNO - tranne lo scrivente - ha mai parlato.
Quanto alla 'Acqui' l'Ordine di combattere inviato dal governo 'badogliano' -fuggito come una banda di ladri a Brindisi - fu inviato SENZA UNA PREVIA DICHIARAZIONE DI GUERRA ALLA GERMANIA avvenuta solo il 13 OTTOBRE SUCCESSIVO per insistenti pressioni degli Alleati scandalizzati da un tale modo di agire dei nostri Capi reponsabili - il Re e Badoglio - e ciò di conseguenza non rese possibile l'applicazione ai nostri Militari caduti in mano tedesca dopo l'inutile e ...'folle' lotta - come la definirono gli stessi Alleati - della TUTELA prevista dalla Convenzione di Ginevra per i 'PRIGIONIERI DI GUERRA', guerra che tra l'altro (!) non esisteva essendo ADDIRITTURA noi ancora formalmente alleati dei tedeschi i quali si limitarono fortunatamente - SE COSI' PUO' DIRSI - a fucilare gli ufficiali - tra cui mio Padre - come 'partigiani' o 'franchi tiratori': un'infamia PURTROPPO consentita dalla stessa Convenzione di Ginevra che - COME E' NOTO - non offre garanzie giuridiche ai 'combattenti irregolari' come PURTROPPO l'Ordine governativo aveva fatto divenire i nostri Militari.
E buon per loro che la rappresaglia in un primo momento prevista per tutti fu LIMITATA ai soli Ufficiali: CHE PAGARONO PER TUTTI!
Malgrado ciò e nonostante che il settimanale acquese avesse pubblicato SETTE anni orsono - A FIRMA DELLO STESSO ESTENSORE DELLE NOTE RIPORTATE - la copia dell'ORDINE DI RESISTERE inviato a Gandin
http://www.lancora.com/monografie/cefalonia/cefalonia_resistete.html
seguita da un adeguato commento che ne condivideva le ovvie risultanze, ad Acqui nel convegno di cui al link iniziale si è rispolverata la tesi della RESISTENZA DI UN'INTERA DIVISIONE presa in un ....REFERENDUM indetto (!!) dal gen. Gandin cui la divisione avrebbe risposto ALL'UNANIMITA' di VOLER COMBATTERE!!
Infatti come scrive il dotto articolista - che sette anni prima era di opposta opinione - "le buste gialle del portaordini Antonio Capra attestano che, con tutta l’informalità del caso, la consultazione dei soldati (il cosiddetto “referendum”) si tenne".
PAROLA DI UN SUPERSTITE ormai deceduto CHE LO AVREBBE CONFERMATO - A DISTANZA DI CIRCA 70 ANNI !!- all'autore di una 'pubblicazioncella' sulla vicenda che ne riporta le parole come se costui invece di essere membro di una Divisione del nostro esercito lo fosse stato di una squadra di calcio:
I tedeschi volevano che ci arrendessimo senza combattere - ricordava Toni Capra - A loro conveniva, perché noi eravamo molto più numerosi e li avremmo battuti. Pretendevano le nostre armi, ma noi non eravamo per niente d’accordo
Mi fermo qui e confermo:
LA CITTA' DI ACQUI NON E' DEGNA DI DARE IL SUO NOME ALL'OMONIMA DIVISIONE.
Documento inserito il: 28/12/2014

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