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I servizi segreti del Terzo Reich

di Simone Barcelli


La rete spionistica dell’esercito tedesco, l’Abwehr, che fin dalla sua nascita, nel 1935, faceva capo all’ammiraglio Wilhelm Franz Canaris, poco prima della Seconda guerra mondiale era ramificata in America Centrale e Meridionale, Italia, Africa, Giappone, Nuova Zelanda e Australia.
Canaris, ufficiale di marina e comandante di U-Boot nella Prima guerra mondiale, nei primi anni Venti aveva trattato segretamente, in violazione agli accordi di Versailles, un programma per la costruzione di sommergibili tedeschi in Spagna, Olanda e Giappone. In quegli anni aveva rivestito un ruolo importante anche nell’organizzazione dei Freikorps, le formazioni paramilitari impegnate nella repressione dei movimenti rivoluzionari comunisti.
Come raccontava il giornalista storico Giuseppe Mayda, «praticamente in ogni legazione, consolato od ambasciata tedesca c’era un agente dell’Abwehr collegato per radio, per corriere speciale o attraverso la valigia diplomatica alla “centrale” di Berlino».
Fra l’altro nel 1939 anche i funzionari dell’ufficio IG Farben N.W. 7 a Berlino, in altre parole la centrale dell’intelligence economica tedesca, erano transitati nella Wehrmacht, pur rimanendo al loro posto. Creato nel 1929 come dipartimento di statistica, conosciuto anche come “rete VOWI”, arrivò anche in America l’anno dopo con la The United States & Transatlantic Service Corporation di New York, che nel 1931 cambio nome in Chemnyco, Inc.
Le redini dell’azienda e del N.W. 7 erano in mano a Max Ilgner, il nipote di Hermann Schmitz, presidente del consiglio di amministrazione e poi direttore fino al 1945 di Bank for International Settlement (l’istituto bancario svizzero da cui dovevano transitare le riparazioni di guerra, ma anche il denaro dei prestiti obbligazionari che le banche d’investimento degli Stati Uniti concedevano al settore industriale tedesco tra le due guerre mondiali).
Ilgner, direttore berlinese dell’I.G. Farben, fu poi giudicato a Norimberga ma tornò in libertà nel 1948, cominciando a collaborare con la rete spionistica clandestina dell’Organizzazione Gehlen, che agiva in nome e per conto del Counter Intelligence Corps (CIC) e poi della Central Intelligence Agency (CIA), prima di diventare nel 1956 il Bundesnachrichtendienst (BND), il servizio informazioni della Repubblica Federale Tedesca.
Anche Bernhard van Lippe-Biesterfeld, Principe d’Olanda, che diventerà il co-fondatore del Gruppo Bilderberg, faceva parte della rete segreta del N.W. 7: era entrato in IG Farben qualche anno prima, in veste di segretario del consiglio d’amministrazione dopo un anno e mezzo trascorso nelle SS.
Dagli atti del Processo di Norimberga è possibile sapere qualcosa in più del servizio di spionaggio della IG Farben, soprattutto spulciando nel contenuto dei verbali delle riunioni cui presenziavano anche gli imputati Schmitz, von Schnitzler, Haefliger, von der Heyde, Ilgner, von Knieriem, Kugler, Mann, ter Meer e Oster:

«Il 2 marzo 1940, VOWI presentò un rapporto all’Ufficio dell’economia militare che esponeva informazioni tecnologiche relative agli esplosivi e agli agenti di guerra chimica, compresa una stima degli impianti di produzione degli Stati Uniti. La società americana Chemnyco, Inc., una società controllata dal personale di Farben, è stata ampiamente utilizzata come fonte di preziose informazioni. Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha avuto occasione di indagare sulle attività della compagnia Chemnyco durante la guerra e ha fatto un rapporto ufficiale dei suoi risultati. In quel rapporto si dice: “La semplicità, l’efficienza e la totalità dei metodi tedeschi di raccolta dei dati di intelligence economica sono esemplificati da Chemnyco, Inc., il braccio di intelligence economica americano di IG Farben industrie. Chemnyco è un eccellente esempio degli usi ai quali un paese con un’economia di guerra può mettere una normale impresa commerciale. Non vi è dubbio che Farben utilizzò le sue connessioni in tutto il mondo per ottenere informazioni di valore militare e fornì tali informazioni alla Wehrmacht in misura sempre maggiore».
Nonostante l’assorbimento del N.W. 7 e gli ingenti investimenti a bilancio (trentuno milioni di marchi nel solo 1943), l’organismo dell’Abwehr si appesantì in modo notevole, anche se i risultati non giustificarono mai neppure la metà delle spese. Una sezione importante dell’Abwehr era il FHO (Fremde Heere Ost), “Armate Straniere Est”, una branca specializzata di intelligence dello Stato Maggiore dell’Esercito con il compito specifico di analizzare le informazioni provenienti dall’Europa orientale: il generale della Wehrmacht Reinhard Gehlen, dal 1942, era il responsabile di questo servizio.
Poiché Hitler sospettava da qualche tempo che l’Abwehr remasse contro il regime nazista e fosse pesantemente infiltrato da agenti avversari, licenziò il suo capo e dispose anche lo scioglimento del servizio segreto militare, che dopo l’attentato al Führer del 20 luglio 1944 confluì nella sezione Amt VI E dell’SD, sotto la direzione del generale delle SS Walther Schellenberg.
Il Sicherheitsdienst (SD) era la sezione estera d’intelligence della Reichssicherheitshauptamt (RSHA, un dipartimento delle SS che si occupava della sicurezza del Reich), diretta da Reinhard Heydrich e, alla sua morte nel 1942, da Ernst Kaltenbrunner.
L’SD, che includeva anche la Geheime Staatspolizei (Gestapo), la polizia politica della RSHA guidata da Heinrich Müller, faceva capo a Heinrich Himmler, il dirigente della polizia tedesca.
La Gestapo, fortemente voluta da Himmler nel 1931, sulla scorta di un progetto predisposto da Heydrich, ebbe anche la gestione dei campi di concentramento e di sterminio, e costituì gruppi speciali che si occupavano di stragi e deportazioni nei territori occupati dai tedeschi.
Himmler, due mesi prima della fine della guerra, ormai compromessa, aveva varato l’operazione Außenweg, che doveva salvaguardare i vertici del Terzo Reich, affidandone le redini al capitano delle SS Carlos Fuldner, che vantava un passato da spia nella Spagna franchista, proprio tra le fila del Sicherheitsdienst.
Per quel che concerne il capo della Gestapo Heinrich Müller, nel 1943 andò in contrasto con Heinrich Himmler, divenendo seguace del principale rivale di questi, Martin Bormann.
Müller riuscì a disarticolare tra l’inverno del 1942 e la primavera del 1943, con la collaborazione dell’Abwehr, la rete spionistica del giornalista Leopold Trepper, che trasmetteva informazioni ai sovietici mediante operatori dislocati in Belgio e in Francia. L’operazione fu possibile dopo la decifrazione parziale, da parte del controspionaggio tedesco, di telegrammi trasmessi da Mosca. Succesivamente, con la cattura di alcuni collaboratori francesi, costretti a fornire informazioni sul resto del gruppo, fu possibile azzerare completamente la rete.
Il gruppo di Trepper era stato arbitrariamente inserito nella cosiddetta Rote Kapelle (Orchestra Rossa), che per i tedeschi includeva anche il gruppo berlinese del tenente colonnello della Luftwaffe Heinz Harro Schulze-Boysen e quello svizzero del cartografo Sándor Radó (nome in codice “Dora”), anch’essi al servizio dei sovietici.
In realtà i tre gruppi erano ben distinti tra loro e, nonostante la loro progressiva disarticolazione, gli informatori, di cui si conoscevano solo i nomi in codice, rimasero per lo più sconosciuti.


Dal linbro di Simone Barcelli, Le spie naziste degli Stati Uniti. I criminali di guerra tedeschi nell’intelligence Usa, Idrovolante Edizioni, 2023.


Bibliografia

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Documento inserito il: 11/02/2024
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