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Cefalonia: ci furono dei militari italiani 'collaborazionisti' dei tedeschi [ di Massimo Filippini ]

Nella motivazione della Medaglia d'Argento al Capitano Pampaloni la conferma che a Cefalonia ci furono dei militari italiani 'collaborazionisti' dei tedeschi. Il loro comandante era il Capitano Apollonio.

Dalla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana del 1958* (v. copia originale in calce) riportiamo quanto segue:
Disp. 25^ - Anno 1958 - PARTE IV - Onorificenze e ricompense (pag.2487):
DECRETO 18 GENNAIO 1957, registrato alla Corte dei Conti il 25 giugno 1957, Presidenza, registro S, foglio 33.

PAMPALONI Amos di Angelo e di Fuochi Ida, da Firenze, classe 1910, capitano di artiglieria in s.p.e., partigiano combattente.

"Sorpreso dall'armistizio a Cefalonia, si faceva ben tosto il più deciso assertore fra le nostre truppe della necessità di opporsi con la forza ai tedeschi e contro questi non esitava a sparare con i cannoni della sua batteria, riuscendo in tal modo a divenire l'anima della resistenza dell'isola.
Dopo una serie di duri combattimenti, sopraffatto dal nemico, fatto prigioniero e passato per le armi, veniva abbandonato come morto sul luogo dell'esecuzione, per quanto egli avesse riportato soltanto una ferita alla testa. Tratto in salvo dai partigiani locali, non appena guarito entrava a far parte delle formazioni armate greche sul continente con le quali partecipava a dure ardite operazioni contro i tedeschi segnalandosi sempre per il suo coraggio e per le sue capacità combattive.
Decisa dal comando greco l'occupazione di Cefalonia, egli da solo sbarcava il giorno prima nell'isola ancora saldamente occupata dai tedeschi, INDUCENDO CON IL SUO PRESTIGIO UNA BATTERIA ITALIANA CHE ERA RIMASTA FEDELE A QUESTI, di passare nelle file dei patrioti e ad aprire il fuoco contro i tedeschi stessi, dando così inizio all'insurrezione nell'isola. Nel corso di queste operazioni egli riportava ferite ad una gamba. Bellissima figura di comandante, di patriota e di combattente della libertà.
- Cefalonia - Grecia, 9 settembre 1943 - 30 ottobre 1944.


Chi ha letto i miei libri e/o quanto da decenni vado scrivendo, sa bene che io non sono stato affatto tenero con i due personaggi su menzionati, nè con gli assassini tedeschi ai quali, pur se inizialmente provocati, non è possibile riconoscere attenuanti per il loro infame comportamento contro militari –in massima parte Ufficiali- che per aver obbedito agli ordini del proprio governo vennero passati per le armi in modo barbaro dopo che si furono arresi.
Ciò premesso, l'esame della motivazione della Medaglia concessa a Pampaloni addirittura 15 anni dopo i fatti (!) e la cosa non può non lasciare perplessi, anche se vogliamo credere che la procedura fu regolare, evidenzia una verità –da noi sostenuta da anni- risultante da un Atto Pubblico inserito nella Gazzetta Ufficiale dello Stato Italiano e cioè che a Cefalonia vi furono dei nostri militari che agli ordini di Apollonio ‘collaborarono’ con i tedeschi.
Essa è chiaramente evidenziata dall'espressione in essa contenuta secondo cui quando ‘l'Eroe’ Pampaloni sbarcò a Cefalonia, esisteva colà "UNA BATTERIA ITALIANA CHE ERA RIMASTA FEDELE A QUESTI" cioè ai Tedeschi i quali -è doveroso osservare- l'anno precedente avevano massacrato i commilitoni dei componenti la predetta batteria.
Questi ultimi "a liberazione avvenuta", cioè dopo che i tedeschi -indisturbati- se ne furono andati, saltarono fuori a rivendicare una loro presunta ‘resistenza’ svolta contro di loro sotto l'egida del loro comandante –l’allora ten. Renzo Apollonio- che in realtà altro non fu che una ‘collaborazione’ con i tedeschi (si pensi che costui era di casa alla loro mensa ufficiali), poi fatta passare per "opera di infiltrazione" nella Relazione dell'ineffabile generale Supino che, incaricato, al termine di aspre polemiche, di compiere un accertamento finale, definì in tal modo l’attività di Apollonio e del suo fantomatico "Raggruppamento Banditi Acqui" –nome affibbiato successivamente ai ‘collaboratori’- che in pratica affiancò i tedeschi, sollevandoli -come si osservò da più parti- dalla necessità di dover concentrare altre truppe nell'isola, proprio per la presenza dei nostri militari c.d. "infiltrati" ma in realtà al loro servizio.
Se una tale farsa non fosse veramente accaduta e non ne avessimo trovato le prove, si stenterebbe a credere che sia stato possibile compiere un così colossale imbroglio ai danni di tanti Caduti i quali, se l'al di là esiste -come siamo certi- chissà che giudizio avranno dato del ‘collaborazionismo’dei loro colleghi con i propri assassini.
A ciò si aggiunga che ancora oggi la vergognosa pantomima viene portata avanti da personaggi ed associazioni che in Italia e a Cefalonia sono dedite –oltre che a raccontare frottole- anche alla beatificazione dell’Apollonio definendolo –senza vergogna alcuna- addirittura come l’Eroe di Cefalonia.
Ma tant'è, ciò costituisce un'altra prova di come a Cefalonia siano state possibili anche le cose più vergognose ed ignobili, ottenendo per giunta - nella nostra bella Italia - invece che l'esecrazione generale, attestati di stima tali da rendere possibili prodigiose carriere fondate sulla menzogna nonché sulla pelle di tanti poveri Morti.


*Pagina G. U. con motivazione medaglia
Documento inserito il: 03/01/2015
  • TAG: cefalonia, militari collaborazionisti, amos pamaploni, armistizio, divisione acqui, fucilazione ufficiali, casetta rossa
  • http://www.cefalonia.it

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