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Guadalcanal (parte 1)

di Bernard Millot

Dopo l'inizio della campagna di Guadalcanal, una successione di attacchi e battaglie, tanto terrestri che aeree e navali, aveva contrassegnato di un carattere particolarissimo questo periodo della guerra nel Pacifico. Dopo gli assalti irresistibili della grande espansione dei primi mesi del conflitto, i Giapponesi erano stati costretti a segnare il passo alla battaglia del Mar dei Coralli, poi a registrare una grave disfatta a Midway. L'iniziativa stessa aveva cambiato di mano e questa campagna di Guadalcanal costituiva il periodo di stabilizzazione della guerra del Pacifico.
I combattimenti non erano meno selvaggi e mortali, ma i due contendenti penavano da più mesi senza riportare una vittoria decisiva. Entrambi si sforzavano continuamente di portare a Guadalcanal importanti rinforzi in vista di strappare la decisione finale e quasi tutti i loro sforzi in questo senso avevano dato luogo a una serie di battaglie di esito incerto.
I Giapponesi e gli Americani consideravano Guadalcanal come la pietra di paragone della loro strategia nel sud Pacifico e, per gli uni come per gli altri, non poteva esser questione di abbandonarla. E' per questa ragione che, con un accanimento e una caparbietà rimarchevoli, i Giapponesi non avevano cessato di avviare rinforzi verso l'isola, sia tramite il "Tokyo Express", che attraverso i grandi convogli scortati. Dal canto loro, gli Americani non avevano fatto di meno e da una parte e dall'altra, a dispetto delle perdite, gli effettivi in uomini e materiali aumentavano sensibilmente. Questo reciproco processo costituiva il famoso equilibrio del conflitto di allora.
A seguito della battaglia delle Isole Santa Cruz, i due antagonisti avevano proseguito l'invio dei loro rinforzi, ma i rispettivi Stati Maggiori s'erano rapidamente resi conto che ciò non poteva originare la tanto agognata decisione. Il contrammiraglio Richmond K. Turner, capo delle forze anfibie americane nel settore del sud Pacifico, aveva visto i suoi mezzi aumentare notevolmente e le operazioni di sostegno a Guadalcanal, dopo la fine dell'ottobre 1942, avevano preso un aspetto più frequente e più rafforzato. Questi sostanziali apporti avevano naturalmente accresciuto il potenziale difensivo del perimetro occupato dai Marines del generale Vandergrift, ma queste numerose rotazioni non erano passate inosservate e i Giapponesi s'erano allarmati di questo stato di fatto.

LE INTENZIONI RECIPROCHE
A bordo della sua nave ammiraglia alla fonda a Truk (Isole Caroline), l'ammiraglio Isoroku Yamamoto aveva ricevuto da Tokyo delle istruzioni categoriche e così, alla fine di ottobre, egli dava gli ultimi tocchi a un piano destinato al definitivo delle Isole salomone. L'ampiezza dei mezzi previsti, come l'importanza la priorità accordate al progetto, tendevano a provare che le forze giapponesi erano risolute a portare un "colpo di maglio". Nello spirito di parecchi dirigenti nipponici, l'immancabile riuscita di questo piano doveva costituire una spettacolare rivincita dell'umiliante sconfitta di Midway.
Una volta di più, Guadalcanal stava per essere al centro delle preoccupazioni, tanto in Giappone che negli Stati Uniti.
Quantunque gli Americani possedessero il codice segreto della Marina Imperiale, essi non avevano potuto ottenere informazioni precise sui preparativi avversari. Semplicemente erano riusciti a conoscere il numero approssimativo delle navi impegnate e a dedurre, da questo fatto, l'importanza dell'operazione prevista. L'inquietudine degli Americani non poteva essere più grande ed essa fu espressa dal Segretario di Stato alla Marina, Frank Knox, parole amare che il grande giornale "New York Times" non esitò a pubblicare: "E' una battaglia feroce quella che si prepara. Essa sarà durissima e tutta la flotta giapponese vi sarà impegnata".
In effetti, le informazioni ottenute dai servizi di decifrazione americani segnalavano una gigantesca concentrazione di navi nipponiche in diversi punti nel Pacifico, e più particolarmente a Truk, a Rabaul e nelle Isole Shortland. La situazione era inoltre più grave e inquietante, perché gli Americani non erano in grado di costituire una forza navale capace di opporsi con efficacia a questo grande spiegamento di forze avverse. La sola portaerei, la ENTERPRISE, era indisponibile perché ancora in riparazione dopo i danni subiti a Santa Cruz.
Lo Stato Maggiore americano costituì nondimeno una forza di navi da battaglia e incrociatori, che aveva il compito di proteggere a distanza il tragitto e lo sbarco dei nuovi rinforzi a Guadalcanal e, nel caso le forze giapponesi si fossero avvicinate all'isola, di intervenire.

I RINFORZI AMERICANI
Senza saperlo gli Americani presero un non indifferente vantaggio strategico, giacché i loro rinforzi arrivarono a destinazione prima di quelli giapponesi. Questo vantaggio, in effetti, consentiva loro d'esser quasi certi che nulla di irreparabile si sarebbe svolto a terra nell'immediato futuro. Le forze terrestri del generale Vandergrift stavano per divenire sufficientemente numerose e ben provviste di materiale per respingere ogni offensiva nipponica.
Se i rinforzi americani giunsero a terra prima di quelli giapponesi, ciò non fu senza difficoltà. Dopo il 10 novembre, i Giapponesi avevano avvistato l'arrivo dei primi trasporti americani e, a far tempo dal giorno 11, una dozzina di bombardieri in picchiata Aichi 99 (VAL) della portaerei HIYO attaccò i trasporti ZEILIN, BETELGEUSE e LIBRA alla fonda dinnanzi alla Punta Lunga, ma l'intervento degli WILDCAT di Henderson Field mise in fuga gli assalitori abbattendone la maggior parte. Lo ZEILIN, squassato dalle vicine esplosioni, dovette ripartire per Espiritu Santu e quivi sottoporsi a riparazioni.
Un pò più tardi, 27 bombardieri bimotori Mitsubishi BETTY rovesciarono le loro bombe al disopra dell'aerodromo senza però causare troppi danni. Un certo numero di essi furono vittime degli WILDCAT basati a Guadalcanal.
Mentre nella notte tra l'11 e il 12 novembre proseguivano le operazioni di sbarco, il gruppo navale di sostegno del contrammiraglio Daniel J. Callaghan pattugliò le acque al disopra del "Fondale della ferraglia" (Iron Bottom Sound), ma non prese alcun contatto con le navi di superficie nemiche segnalate nei paraggi. Solo un sommergibile fi avvistato, attaccato, ma non distrutto.
La giornata del 12 novembre stava per essere contrassegnata da una recrudescenza dell'attività nipponica. Non soltanto affluivano le informazioni concernenti i movimenti navali giapponesi e davano un'idea più precisa del grande scontro imminente, ma l'aviazione giapponese manifestava egualmente una grande attività. Una vedetta costiera, piazzata nell'isola Buin, trasmise alle 13.17 h che un raid aereo nemico si dirigeva verso Guadalcanal.
L'ammiraglio Turner, preoccupato di non lasciarsi sorprendere , fece approntare i sei trasporti , sempre in fase di scarico, e fece rotta verso nord-ovest in compagnia delle proprie navi di scorta. Poco dopo le 14.00 h, gli aerei giapponesi furono avvistati a est, nella direzione dell'isola Florida. Erano dei bimotori BETTY che volavano a bassa altitudine e che si preparavano manifestatamente a un attacco silurante. Turner non perdette il suo sangue freddo e fece mantenere la sua rotta rettilinea per nord-ovest. Operando così, egli presentava il fianco delle sue navi, posizione ideale per un siluramento. Quando gli aerei nipponici si accostarono e giunsero a distanza utile di lancio, Turner fece rapidamente accostare a sinistra in direzione di capo Esperance.
Questa manovra fu effettuata tanto bruscamente che sorprese gli aviatori nipponici. Essi, sicuri della loro azione e trascinati dallo slancio, avevano già lanciato il loro siluro sulla rotta precedentemente seguita dalle navi di Turner. I trasporti allora presentarono la poppa ai siluri che li sfiorarono senza far danni.
Mentre l'ammiraglio americano compiva questa notevole manovra, la contraerea di tutte le navi , come la caccia di Henderson Field, disperdeva e abbatteva la maggior parte degli assalitori. Alla fine un solo BETTY sfuggì alla distruzione, mentre due altre formazioni aeree nipponiche nel frattempo intervenute erano ugualmente messe in fuga. Il caccia BUCHANAN, tuttavia, fu seriamente danneggiato e dovette allontanarsi. L'incrociatore pesante SAN FRANCISCO, battente insegna del contrammiraglio Callaghan, fu egualmente vittima di un aereo nipponico che, quantunque colpito, si gettò deliberatamente su di esso distruggendo, in una grande esplosione , la direzione di tiro poppiera.

VEGLIA D'ARMI
Durante tutta la giornata del 12 novembre, l'aviazione americana aveva lanciato numerosissime ricognizioni e infine, dopo mezzogiorno, il rebus ricostruito attraverso messaggi successivi dava uno schema molto preciso circa i movimenti navali nipponici. Infatti, tre squadre giapponesi erano state avvistate tra 220 e 335 mg (370 e 620 Km) a nord-ovest di Guadalcanal, mentre facevano rotta per l'isola. Evidentemente, queste navi avrebbero raggiunto il loro obbiettivo nel corso della notte seguente. Tuttavia, s'era notata l'assenza dei trasporti; cosa che lasciva supporre come il nemico si preparasse ad attaccare le unità americane che incrociavano davanti a Punta Lunga oppure a bombardare, ancora una volta, il perimetro dell'aerodromo. L'ammiraglio Turner, il cui temperamento poteva manifestare audacia o prudenza, decise di evacuare gli approdi di Guadalcanal, al fine di sottrarre le vulnerabili navi da carico a una certa distruzione. Il 12 novembre, al crepuscolo, i sei trasporti e il MAC CAWLEY, nave ammiraglia di Turner, lasciarono Punta Lunga e fecero rotta su Espiritu Santu, sotto la protezione dei caccia BUCHANAN, SHAW e MAC CALLA e dei dragamine HOVEY e SOUTHARD.
L'ammiraglio Turner aveva preliminarmente adottato un piano difensivo, incaricando il contrammiraglio Callaghan di assicurare la sicurezza notturna di Guadalcanal pattugliando sopra "il fondale della ferraglia". Turner sapeva che la squadra di Callaghan era debole, in quanto si supponeva che il nemico avesse a sua disposizione due navi da battaglia, ma poiché la forza delle corazzate americane non era ancora pronta ad intervenire, egli non aveva scelta. Turner sperava che col favor della notte, grazie ai suoi radar, Callaghan avrebbe potuto forse trarre il miglior partito dalla situazione.
Verso le 22.00 h, Callaghan, che aveva scortato le navi di Turner fino in alto mare, raggruppò i suoi bastimenti e si diresse verso il "fondale della ferraglia" per iniziare il suo pattugliamento notturno. Egli aveva adottato lo schema B.1 - ossia la formazione in linea di fila che comportava, nell'ordine i caccia CUSHING, LAFFEY, STERETT, O'BANNON, poi, a 720 m, gli incrociatori ATLANTA, SAN FRANCISCO, PORTLAND, HELENA, JUNEAU e, nuovamente a 720 m, i caccia AARON WARD, BARTON, MONSSEN e FLETCHER. Bisogna egualmente notare che i caccia navigavano intervallati di 450 m e gli incrociatori di 630 m - nella speranza di tagliare la T al nemico. Questo schieramento fu molto criticato perché, se consentiva alle sue navi di mantenere facilmente la loro posizione, mancava di agilità e, inoltre, comprometteva le possibilità di intercettazione. In effetti, tutte le navi imbarcavano il radar, ma i due caccia e i tre incrociatori che ne montavano un tipo più moderno e potente erano stati piazzati in posizione poco favorevole. Da una parte, le navi meglio equipaggiate per l'esplorazione radio-elettrica erano nascoste, dall'altra la ripartizione dei caccia in due gruppi di guida-fila e serrafila, impediva la possibilità di effettuare un eventuale massiccio attacco silurante.
La notte era serena e silenziosa, il mare appena increspato da una leggera brezza da est. La luna, al suo primo quarto, era sparita lasciando un'oscurità totale. Le vedette scrutavano invano le tenebre.

LE INTENZIONI GIAPPONESI
Il problema del possesso di Guadalcanal e del suo aerodromo era così capitale e così gravido di conseguenze strategiche, che i dirigenti nipponici non avevano lesinato, contrariamente alle loro abitudini, circa lo sforzo da produrre in vista di strappare una decisione. Per la prima volta dopo l'inizio della campagna di Guadalcanal, i Giapponesi "vedevano grande" e facevano intervenire la flotta importante. Lo stesso ammiraglio Yamamoto aveva messo a punto i molteplici aspetti dell'operazione e aveva affidato l'esecuzione di questo gran colpo di maglio all'ottimo viceammiraglio Kondo. Questi disponeva d'una considerevole forza navale che, nella notte tra il 12 e il 13 novembre , aveva il compito di eseguire un bombardamento senza precedenti del perimetro americano attorno all'aeroporto di Henderson Field, di eliminare qualsiasi presenza navale statunitense nel corso di questa medesima notte e infine di sbarcare, all'alba del giorno 13, 14.000 uomini e parecchio materiale della 38a Divisione, al fine di rafforzare piuttosto sensibilmente la 17a Armata del generale Hyukutake.
L'organizzazione dell'operazione nipponica era come sempre assai elaborata, in ragione del grande numero delle formazioni impegnate e, inoltre, dei molteplici aspetti della partenza delle loro unità. Nell'ordine di entrata in scena, se possiamo esprimerci così, la squadra del viceammiraglio Hiroaki Abe, articolantesi su due corazzate, un incrociatore e quattordici caccia, doveva "accoppare" Guadalcanal, ovvero neutralizzare le truppe, l'aviazione e le installazioni americane dell'isola, attraverso un pesante bombardamento notturno.
All'alba del 13 novembre, la squadra del viceammiraglio Gunichi Mikawa, forte di sei incrociatori e altrettanti caccia, doveva rilevare Abe e proseguire il martellamento dell'isola durante tutta la giornata, allo scopo di impedire qualsiasi velleità di reazione da parte del nemico. Quest'azione doveva consentire a undici trasporti, sostenuti da 12 caccia del "Tokyo Express", di sbarcare le truppe ed il materiale della zona di Tassafaronga.
Infine, il grosso della flotta nipponica, sotto gli ordini diretti dell'ammiraglio Kondo, avrebbe incrociato a circa 280 Km a nord dell'isola di Savo, pronto a venire in aiuto a ognuna di queste formazioni, o ancora ad opporsi ad un eventuale intervento navale statunitense. Indipendentemente da questo piano essenzialmente marittimo, l'aviazione imbarcata sulle portaerei HIYO e JUNYO, come quella basata a Rabaul, avrebbe dovuto attaccare senza requie il perimetro americano di Guadalcanal.
Da questa grande operazione, i dirigenti giapponesi davano per certa la disfatta del nemico e la definitiva rioccupazione di Guadalcanal. Negli ambienti militari nipponici, l'ottimismo era di regola e nessuno dubitava che gli Americani non si sarebbero certo risollevati da questo colpo e che il generale Hyukutake non avrebbero assolutamente stentato a spazzare i superstiti Marines di Vandengrift, "sfuggiti all'inferno".

L'AVVICINAMENTO
In questa sera del 12 novembre, la flotta nipponica dell'ammiraglio Abe puntava dritta verso il sud sotto un cielo coperto. Alcuni suoi ufficiali erano inquieti e gli rimproveravano di correre troppo velocemente in quella che poteva essere una trappola. Abe non li ascoltò e sorrise della loro eccessiva prudenza. Non aveva egli il segno del favore degli Dei? Queste nuvole di pioggia, che avanzavano nella sua stessa direzione, non costituivano un ottimo alleato , nascondendoli agli occhi indiscreti?
Uno dei suoi idrovolanti bengalieri, al crepuscolo, aveva segnalato la presenza di una dozzina di navi americane al largo di Guadalcanal. La notizia non presentava nulla di allarmante, ma tuttavia Abe la fece ritrasmettere allo Stato Maggiore della Flotta Combinata. L'ammiraglio Yamamoto vagliò la situazione e, non volendosene assumere il rischio, decise di richiamare il convoglio dei trasporti scortato dal "Tokyo Express".
Il contrammiraglio Raizo Tanaka, comandante del convoglio e della sua scorta, era salpato da Shortland nel primo pomeriggio del 12 e aveva fatto rotta a sud come previsto dal piano operativo. La sua nave ammiraglia, il caccia Hayashio, ricevette, poco prima di mezzanotte, il contrordine che gli specificava di raggiungere Shortland e di riprendere poi il mare, al fine di effettuare lo sbarco dei rinforzi eventualmente all'alba del 14 novembre. Con lo scacco degli attacchi aerei dell'11 e del 12 novembre, era la seconda alterazione del piano operativo originale che i Giapponesi avevano messo a punto con tanto ottimismo.
Le navi dell'ammiraglio Abe, sempre protette dal cattivo tempo, discendevano a gran velocità "la fessura" (the slot) e si piazzavano, verso mezzanotte, a una cinquantina di chilometri a nord-ovest dell'isola di Savo. L'ammiraglio aveva adottato un dispositivo molto agile : i sui caccia erano disposti su due semicerchi intervallati di 9.000 m, il secondo precedeva di un miglio le due navi da battaglia in colonna. Se Abe, fino a quel momento, aveva gioito della presenza delle spesse nuvole, egli cominciava ad inquietarsi perché, se più a sud il tempo non si fosse rischiarato, ciò avrebbe compromesso la precisione del previsto bombardamento.
L'ammiraglio fece eseguire un mezzo giro, allo scopo di attendere il risultato degli appelli radiofonici che aveva lanciato per conoscere la situazione metereologica al di sopra dell'isola. Poco dopo , il posto trasmittente giapponese di Guadalcanal gli segnalò che il tempo migliorava e che riapparivano le stelle. L'ammiraglio Abe riprese allora la sua rotta verso sud-est, avendo perduto quaranta minuti, egli calcolò l'inizio del bombardamento per le 01.30 h del 13 novembre.
I cannonieri giapponesi iniziarono a riempire gli obici a carica incendiaria vicino alle torri e i caccia ricevettero l'ordine di prepararsi a respingere col siluro qualsiasi presenza navale nemica, d'altronde considerata come improbabile perché, durante la notte, gli Americani avevano l'abitudine di evacuare le acque di Guadalcanal.
Tuttavia, tutti caccia nipponici non erano più raggruppati di prora come nella precedente formazione. Se la maggior parte di essi, malgrado le recenti evoluzioni, aveva riguadagnato la propria posizione a proravia delle navi da battaglia, l'ASAGUMO, il MURASAME e il SAMIDARE s'erano lasciati scadere e non avevano più potuto riguadagnare il proprio posto. Essi. allora, si piazzarono sul lato poppiero sinistro delle navi da battaglia.

L'ERRORE DI CALLAGHAN
Come già sappiamo, la formazione navale americana navigava in linea di fila con tutto quello che questa rappresentava di vantaggio per il mantenimento del posto in formazione e le telecomunicazioni, ma con tutti i suoi deplorevoli inconvenienti, come la difficoltà di rilevamento e l'impedimento di impiegare i caccia per un attacco silurante raggruppato. Questa colonna, infatti, si componeva di due piccole flotte, quella del contrammiraglio Scott (TG 62-4) e quella del contrammiraglio Daniel J Callaghan (TG 67-4). Scott batteva insegna sull'incrociatore A.A. ATLANTA e Callaghan sull'incrociatore pesante SAN FRANCISCO.
Se Callaghan, che i suoi equipaggi chiamavano affettuosamente "zio Dan" (oncle Dan), era stato designato al comando superiore della squadra, era soltanto per il semplice fatto di essere l'ufficiale generale più anziano nel suo grado. Questa considerazione gerarchica impediva dunque a Norman Scott di agire e ciò fu di danno perché è verosimile che il vincitore di Capo Esperance avrebbe adottato un'altra formazione e una diversa tattica. Per colmo, l'incrociatore A.A. di Scott era piazzato immediatamente dinnanzi al SAN FRANCISCO, mascherandolo con il suo radar e la sua artiglieria. Le navi americane erano dunque costrette a interrogarsi, manualmente e continuamente, sulla banda radiotelefonica interflotta.
Callaghan era inquieto: da una parte, egli sapeva che il nemico si approssimava con navi nettamente superiori alle sue e conosceva la temibile reputazione dei Giapponesi nel combattimento notturno; dall'altra, era al corrente che le grosse navi americane - le corazzate Washington e South Dakota e la portaerei Enterprise - non avrebbero potuto entrare in scena che il 14 novembre, al più presto. Dunque egli doveva forzatamente agire da solo.
Mezzanotte fu battuta all'orologio della nave ammiraglia americana. La notte era scurissima e il mare rimaneva alquanto calmo. Le vedette, di tanto in tanto, erano abbagliate dal riverbero lontano d'un lampo di calore, fenomeno frequente sotto queste latitudini. I primi minuti di quel venerdì 13 novembre iniziavano lentamente. Tutti sentivano una pesante minaccia sopra di loro, ma nulla poteva ancora confermare quest'apprensione.

COMPOSIZIONE E ORGANIZZAZIONE DELLE FORZE AERONAVALI AMERICANE
V.A. William Halsey: comandante in Capo delle forze aeronavali americane nel sud-pacifico a Noumea
TASK FORCES 67 (C.A. Richmond K. Turner)


GRUPPO DI SOSTEGNO TASK GROUP 67-4 (C.A. Daniel J. Callaghan)
Incrociatore pesante CA 38 SAN FRANCISCO
IVa Divisione incrociatori (C.A. Mahlon S. Tisdale)
Incrociatori pesanti: CA 24 PENSACOLA, CA 33 PORTLAND;
Incrociatori leggeri: CL 50 HELENA, CL 52 JUNEAU;
Cacciatorpediniere: DD 436 MONSSEN, DD 599 BARTON;
Xa Divisione Cacciatorpediniere: DD 484 BUCHANAN, DD 379 PRESTON, DD 433 GWIN, DD 373 SHAW, DD 450 O'BANNON, DD 407 STERETT, DD 459 LAFFEY, DD 376 CUSHING;

GRUPPO DI TRASPORTO TASK GROUP 67-1 (C.V. Ingolf N. Kiland)
4 trasporti: AP 10 MAC CAWLEY, AP 37 PRESIDENT JACKSON, AP 38 PRESIDENT ADAM, AP 40 CRESCENT CITY;

GRUPPO DI SOSTEGNO TASK GROUP 62-4 (C.A. Norman Scott)
Incrociatori leggeri: CL 51 Atlanta;
XIIa Divisione cacciatorpediniere: DD 483 AARON WARD, DD 488 MAC CALLA, DD 487 LARDNER, DD 445 FLETCHER;
Gruppo trasporti: AK 51 LIBRA, AK 28 BETELGEUSE, AP 9 ZEILIN;

TASK FORCE 16 (C.A. Thomas C. Kinkaid)
Portaerei: CV 6 Enterprise (79 aerei)
Va Divisione incrociatori C.A. Howard H. Good)
Incrociatori pesanti: CA 26 NORTHAMPTON;
Incrociatori leggeri: CL 53 SAN DIEGO;
IIa Divisione cacciatorpediniere: DD 410 HUGHES, DD 361 CLARK, DD 411 ANDERSON;
IVa Divisione cacciatorpediniere: DD 413 MUSTIN, DD 414 RUSSEL, DD 417 MORRIS;

TASK FORCE 64 (C.A. Willis Augustus Lee)
Navi da battaglia: BB 56 WASHINGTON, BB 57 SOUTH DAKOTA;
Cacciatorpediniere: DD 397 BENHAM, DD 416 WALKE;

TASK FORCE 63 (C.A. Aubrey W. Fitch)
Aviazione basata a Henderson Field (Guadalcanal): 29 Grumman F4F.4 WILDCAT, 18 Lockheed P.38 LIGHTNING, 37 Douglas SBD DAUNTLESS, 9 Grummann TBF AVENGER;
Aviazione basata a Espiritu Santu (Nuove Ebridi): 8 Grumman F4F.4 WILDCAT, 13 Grumman F4F.3P WILDCAT, 16 Grummann TBF AVENGER, 37 Boeing B.17 FLYING FORTRESS, 5 Martin B.26 MARAUDER, 24 Consolidated PBY.5A CATALINA, 5 Lockheed HUDSON (neozelandesi).


COMPOSIZIONE E ORGANIZZAZIONE DELLE FORZE AERONAVALI GIAPPONESI
Amm. Isoroku Yamamoto: Comandante in Capo della Flotta Combinata, sulla nave da battaglia YAMATO a Truk
V.A. Nobutake Kondo: Comandante delle forze impegnate


FORZA D'ATTACCO (V.A. Nobutake Kondo)
Gruppo di bombardamento (V.A. Nobutake Kondo)

Incrociatori pesanti: ATAGO, TAKAO;
Cacciatorpediniere: HATSUYUKI, SHIRAYUKI;
Gruppo bengaliero (C.A. Shintaro Ashimoto)
Incrociatori leggeri: SENDAI;
Cacciatorpediniere: AYANAMI, URANAMI, SHIKINAMI;

FORZA DI RAID (V.A. Koki Abe)
Navi da battaglia: HIEI, KIRISHIMA;
Gruppo di scorta (C.A. Susumu Kimura)
Xa Divisione Cacciatorpediniere
Incrociatori leggeri: NAGARA;
Cacciatorpediniere: IKAZUKI, INAZUMA, AKATSUKI, TERUTSUKI, YUKIKAZE, AMATSUKAZE;
Gruppo bengaliero (C.A. Tamotsu Takama)
Cacciatorpediniere: YUDACHI, HARUSAME;
Gruppo di pattuglia (C.V. Y. Setoyama)
Cacciatorpediniere SAMIDARE, MURASAME, ASAGUMO;
Gruppo di sostegno portaerei (V.A. Takeo Kurita)
Navi da battaglia: KONGO, HARUNA;
Incrociatori pesanti: TONE;
Gruppo portaerei (C.A. Kakuji Kakuta)
Portaerei: JUNYO (48 aerei), HIYO (47 aerei);

FORZA DEI MARI DEL SUD (V.A. Gunichi Mikawa)
Gruppo di sostegno (V.A. Gunichi Mikawa)

Incrociatori pesanti: CHOKAI, KINUGASA;
Incrociatori leggeri: ISUZU;
Cacciatorpediniere: ARASHIO, ASASHIO;
Gruppo di bombardamento (C.A. Shoji Nishimura)
Incrociatori pesanti: SUZUYA, MAYA;
Incrociatori leggeri: TENRYU;
Cacciatorpediniere: MAKIGUMO, YUGUMO, MICHISHIO, KAZAGUMO;
Gruppo di rinforzo (C.A. Raizo Tanaka)
Cacciatorpediniere: OYASHIO, KAGERO, HAYASHIO, KAWAKAZE, UMIKAZE, SUZUKAZE, MOCHIZUKI, AMAGIRI, MAKINAMI, TAKANAMI;
Trasporti: 11

FORZA VANZATA D'ESPLORAZIONE (V.A. Teruhisa Komatsu sull'incrociatore leggero KATORI a Truk)
I° Gruppo sommergibili: I 15, I 16, I 17, I 20, I 24, I 26, I 122, I 172, I 175, RO 34;
II° Gruppo sommergibili: I 7, I 9, I 21, I 31;

AVIAZIONE BASATA A TERRA
XIa Flotta aerea (V.A. Jinichi Kusaka)
25a Flottiglia aerea e 26a Flottiglia aerea. In totale 215 velivoli disponibili.

Nell'immagine, l'ammiraglio Isoroku Yamamoto, Comandante in Capo della Flotta Combinata Imperiale Giapponese.

Articolo pubblicato sulla rivista Interconair Aviazione e Marina n° 63 del Mese di Gennaio 1970
Documento inserito il: 28/11/2016
  • TAG: guadalcanal, flotta combinata, us navy, punta lunga, tassafaronga, slot, fondale ferraglia, guerra pacifico

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