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1915, i primi giorni della Grande Guerra italiana [ di Maury Fert ]

Quando iniziarono gli scontri, Cadorna aveva a disposizione nelle pianure del Veneto e del Friuli circa 400.000 uomini.
A parte la 1a Armata comandata dal Gen. Brusati, che aveva funzioni prevalentemente difensive, le altre Armate in zona Carnia avevano già ricevuto ordine di avanzare oltre la linea di confine.
L''esercito austroungarico poteva contare solo su 50/70 mila soldati saliti a 110.000 a fine maggio. Le sue truppe rispecchiavano l''eterogeneità dell''Impero, dove solo un quarto parlava la lingua tedesca e contava tra le sue fila alche il 2% di italiani.
Nella zona del Medio e del Basso Isonzo l''obiettivo iniziale era isolare Gorizia raggiungendo Monfalcone e a nord la Conca di Caporetto. Nonostante l''esercito austroungarico avesse lasciato diversi chilometri privi di qualsiasi resistenza e posta la difesa sui privi rilievi italiani, le nostre truppe avanzarono con molta circospezione. Attraversarono il confine a Cervignano del Friuli ed impiegarono due giorni per giungere fino alla sponda destra dell''Isonzo che a causa delle forti piogge non era possibile attraversare.
Oltrepassatolo la notte del 4 giugno, i soldati furono ulteriormente rallentati dagli acquitrini creati dagli austriaci che nel frattempo organizzarono le proprie difese sul Carso alle spalle di Monfalcone, raggiunta dagli italiani il 9 giugno.
Mentre la Brigata "Messina" entrava nella città portuale, più a nord la 2a Armata sferrò il suo primo attacco al Monte Calvario, alla periferia di Gorizia. Le colline che circondano la città isontina erano già state tutte preparate per la difesa e così questa azione fallì.
Nelle Valli del Natisone invece l''inesperienza e l''impreparazione portò a compiere degli errori piuttosto banali: giunti a Caporetto il 25 maggio, i comandi decisero di conquistare i Monti Nero e Mrzli per poter circondare da nord il paese di Tolmino. Inspiegabilmente l''avanzata venne fermata a fine maggio e solo il 16 giugno il 3°Rgt. Alpini conquisto il Monte Nero.
Fu evidente così che quella che doveva essere una guerra di "spirito offensivo", si rivelò invece un''avanzata timorosa e mal organizzata. La qualità scadente dell''equipaggiamento e delle comunicazioni fra reparti stava già dando i primi problemi. Il morale delle truppe iniziò a vacillare già dai primi istanti quando si resero conto che le popolazioni friulane ed isontine accolsero con molto sospetto il loro arrivo.
Nel primo mese l''Italia perse 15.000 uomini e già il 10 giugno 1915 Cadorna comunicava alla famiglia e poi a Salandra che anche sul fronte italiano si stava per profilare una guerra di trincea che non si sarebbe conclusa rapidamente.

Nell'immagine, il Re d'Italia Vittorio Emanuele III di Savoia con il principe ereditario Umberto.Documento inserito il: 28/06/2015

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