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I° Convegno Progressus sulla Grande Guerra

La Grande Guerra in provincia. Comunità locali e fronte interno: fonti e studi su società e conflitto

A Siena, il 21-22 maggio 2015

Call for papers


Nell’approssimarsi del “centenario italiano” della Grande Guerra la rivista Progressus, in collaborazione con Università degli Studi di Siena, Centro Studi Piemontesi, Società Italiana di Storia dello Sport, Società Italiana di Storia Militare, Soprintendenze Archivistiche per il Lazio e per la Toscana, organizza un convegno di studi su “La Grande Guerra in provincia. Comunità locali e fronte interno: fonti e studi su società e conflitto”, che vuole essere l’occasione, insieme, per un bilancio ma anche per il lancio di nuove frontiere di ricerca.

La prima guerra mondiale, spartiacque del XX secolo, cesura tra Lungo Ottocento e Secolo Breve, Grande Guerra appunto, nata per mantenere lo status quo e destinata a cambiare in modo irreversibile la storia mondiale, continua a rappresentare uno snodo centrale della storia contemporanea.

Il lungo centenario, che inizia nel 2014 per concludersi nel 2018, avrà un senso se i cento anni trascorsi saranno un’occasione, al di là di meri intenti celebrativi e ricorrentistici, per fare un punto della situazione in un momento in cui la distanza, temporale ma non solo (molti degli assetti geopolitici, ideologici, sociali a cui il conflitto dette avvio hanno ormai fatto il loro corso) intercorsa, può e deve permettere di riguardare a quegli eventi per capire cosa (tanto) della guerra è stato detto e cosa (si ritiene ugualmente tanto) della guerra rimane ancora da dire. Il centenario, dunque, come occasione per capire qual è la distanza reale che ci separa da quegli eventi, quanto di ciò che oggi siamo trova le proprie radici negli anni (se non negli eventi) che il mondo intero si accinge a ricordare.

Che la guerra – fenomeno globale e non esclusivamente militare – sia stata molto di più di quella combattuta in trincea rappresenta ormai un’acquisizione storiografica su cui non è necessario soffermarsi. La definizione stessa di fronte interno rimanda del resto ad un concetto della guerra in cui nessuno, neppure chi rimane lontano dai combattimenti, può e deve ritenersi esonerato dallo sforzo comune che la contingenza bellica richiede. In questo senso anche la prima guerra mondiale fu innegabilmente esperienza totalizzante. Ed è proprio sul tema del “fronte interno” che, si ritiene, molto rimane ancora da dire. Partendo dal presupposto che la comprensione del conflitto non può e non deve limitarsi alla dimensione combattuta della guerra, nei suoi protagonisti e nei suoi territori. Ne uscirebbe infatti una visione parziale, che finirebbe per escludere tutti coloro che, pur non essendo mai entrati materialmente in contatto con il conflitto, ne pagarono ugualmente le conseguenze sul loro vissuto quotidiano, e tutti quei territori che, pur non avendo conosciuto distruzioni, invasioni, campi di battaglia, non per questo mancarono di mostrare le proprie “macerie”.

Due i punti di osservazione privilegiati da cui ci si propone di approfondire il tema del fronte interno italiano.

La dimensione locale (ma non per questo localistica), che indagando con una sorta di lente di ingrandimento in che modo comunità e territori affrontarono il trauma del conflitto, permetta di aggiungere le tessere ancora mancanti al grande puzzle della ricostruzione storiografica sulla Grande Guerra. Non dunque una deriva localistica – che la singola tessera del puzzle di per sé poco racconta dell’immagine complessiva – ma un’attenzione nuova a tutti quegli aspetti che fecero delle comunità e dei territori le cellule primarie attraverso cui l’esperienza bellica venne filtrata a livello più alto. La “provincia”, dunque – intesa come realtà periferica, non metropolitana, urbana ma non solo – può divenire angolo di lettura privilegiato per aggiungere un nuovo tassello al quadro della reazione della società italiana al conflitto, attraverso l’indagine dell’impatto avuto dalla guerra sulla periferia italiana.

In secondo luogo, la dimensione “umana”. Tanto si è parlato del paese in guerra, del paese mobilitato. Ma la guerra la fecero soprattutto gli uomini; quelli al fronte, ovviamente, prima di tutto. Ma anche tutti coloro che rimasero, o che tornarono. La guerra la fecero anche, a modo loro, le donne e i bambini, gli uomini delle fabbriche mobilitate, industriali e operai, i contadini nelle campagne, ma anche coloro che si trovarono a gestire l’emergenza bellica dai loro posti di potere, gli uomini delle istituzioni insomma. Ognuno di loro, da posizioni diverse e con sacrifici senza dubbio imparagonabili, si trovò comunque a dover ritarare la propria esistenza sulla base delle esigenze imposte dal conflitto. La storia della Grande Guerra in Italia come storia di “persone”, dunque; risucchiati negli ingranaggi di una mobilitazione civile che non fu meno dura di quella militare; senza il supporto della casacca grigioverde a dire cosa si doveva ed era giusto fare; non (o non più) soldati, italiani sì – ma con la difficoltà di capire e di sentire davvero cosa quell’essere italiani significasse – chi e cosa erano, quale contributo alla guerra potevano dare coloro che dalla guerra combattuta rimasero, per svariati motivi, lontani?

Studiare il fronte interno attraverso gli uomini e le istituzioni che, sul quel fronte, combatterono la loro guerra: questo l’intento del convegno di studi “La Grande Guerra in provincia”.

Tenendo dunque fermo l’obiettivo sulle comunità periferiche e, insieme, sulla dimensione umana, il convegno si propone di approfondire i processi di mobilitazione e di totalizzazione indotti dal conflitto, con particolare riguardo ai processi di mobilitazione economica e di mobilitazione civile.

Sono perciò sollecitati interventi che, in base a tale impostazione, prendano in esame i seguenti aspetti (da intendersi tuttavia come non esaustivi):

Mobilitazione economica:

- mobilitazione industriale;
- agricoltura e politica annonaria;
- interventismo statale;
- trasformazioni economico-sociali;
- forme di organizzazione del lavoro;
- associazionismo;
- istituzioni economico-finanziarie.

Mobilitazione civile:

- istituzioni nazionali e locali, con particolare attenzione alle amministrazioni “periferiche” (prefetture, comuni, province);
- burocrazia di guerra (ministeri e uffici “speciali” delegati alla gestione delle emergenze di guerra);
- mobilitazione patriottica (Società nazionali, associazioni sportive, organizzazioni assistenziali);
- scuola;
- istituzioni mediche.

Particolarmente apprezzati saranno contributi che si avvalgano di fonti inedite e meno tradizionali.

Le proposte (massimo 5.000 caratteri) contenenti il tema che si intende affrontare, la metodologia e l’indicazione delle fonti a cui si farà riferimento, accompagnate da un breve CV ed elenco delle pubblicazioni, dovranno essere inviate entro il 15 ottobre 2014 all’indirizzo mail
redazione@rivistaprogressus.it

L’elenco delle proposte accettate sarà comunicato entro il 1° dicembre 2014.

I contributi presentati al convegno confluiranno in un volume pubblicato nella collana storica Progressus.

Tutte le informazioni relative al convegno, con i relativi aggiornamenti, sono consultabili nella sezione “Convegni” sulla homepage della rivista di storia Progressus, nel sito citato a fondo scheda.


Calendario

20 luglio 2014: apertura della call for papers

15 ottobre 2014: chiusura della call for papers

1° dicembre 2014: comunicazione agli autori

15 gennaio 2015: termine per la conferma di partecipazione

15 marzo 2015: programma definitivo

21-22 maggio 2015: convegno


Comitato scientifico:
Saverio Luigi Battente (Università di Siena), Francesco Bonini (Università LUMSA), Antonio Cardini (Università di Siena), Luca Fiorito (Università di Palermo), Virgilio Ilari (Presidente Società Italiana di Storia Militare), Stefano Maggi (Università di Siena), Gustavo Mola di Nomaglio (Centro Studi Piemontesi), Stefano Moscadelli (Università di Siena), Donato Tamblè (Soprintendente Archivistico per il Lazio), Angela Teja (Presidente Società Italiana di Storia dello Sport), Diana Toccafondi (Soprintendente Archivistico per la Toscana), Luigi Tomassini (Università di Bologna), Patrizia Turrini (Archivio di Stato di Siena), Andrea Zagli (Università di Siena).

Comitato organizzatore:
Eleonora Belloni (Università di Siena), Giacomo Zanibelli (Università di Siena).
Documento inserito il: 31/12/2014
  • TAG: convegno progressus, grande guerra provincia, fronte interno, prima guerra mondiale, università studi siena, centro studi piemontesi, società italiana storia sport, società italiana storia militare, soprintendenze archivistiche, comitato scientifico, c
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